Gli effetti di suffumigi caldi e freddi sulla produzione della voce in seguito a sovraccarico vocale: Un clinical trial randomizzato

All’interno della letteratura scientifica è stato già dimostrato in diversi studi come la respirazione di vapori caldi (suffumigi o fumenti) migliori la produzione vocale: se dopo uno stato di disidratazione (provocato dalla respirazione orale) i valori di jitter, shimmer ed NHR risultano essere peggiorati, essi migliorano in modo statisticamente significativo in seguito ad una re-idratazione effettuata tramite inalazione di fumenti per 3 minuti (Mahalingam e Boominathan, 2016). Allo stesso modo, la soglia di pressione fonatoria (PTP) aumenta in modo statisticamente significativo in seguito ad uno stato di disidratazione, mentre ritorna ai suoi valori di baseline dopo una ri-umidificazione effettuata tramite respirazione orale in ambiente molto umido (Levendoski, Sundarrajan e Sivasankar, 2014). Inoltre, in uno studio di Keltz e McHenry (2020), viene segnalato come l’introduzione della pratica dei fumenti all’interno del warm-up vocale aumenterebbe l’efficienza vocale.

Anche all’interno della pratica fisioterapica il calore viene utilizzato come strumento terapeutico; ad esso viene spesso abbinato anche l’utilizzo del freddo, in quanto le diverse temperature citate hanno differenti effetti benefici sui tessuti corporei. Infatti, come sottolineato in una review di Scott et al. (2004), le temperature calde e quelle fredde hanno effetti diversi sul metabolismo muscolare, il flusso sanguigno, l’infiammazione, l’edema e l’estensibilità del tessuto connettivo. In particolare, la crioterapia diminuisce il flusso sanguigno (provocando vasocostrizione), il metabolismo nei tessuti, l’utilizzo di ossigeno, l’infiammazione e gli spasmi muscolari; al contrario, la termoterapia aumenta la temperatura dei tessuti, il flusso sanguigno, il metabolismo e la flessibilità del tessuto connettivo. Risultati simili sono riportati anche in una più recente review narrativa di Malanga, Yan e Stark (2015) in cui si illustra come gli effetti che produce il freddo sono riduzione del dolore, del flusso sanguigno, dell’edema, dell’infiammazione, degli spasmi muscolari e della richiesta metabolica, mentre quelli prodotti dal calore sono sollievo dal dolore, aumento del flusso sanguigno, del metabolismo e dell’elasticità del tessuto connettivo.

La crioterapia è ampiamente utilizzata anche nella medicina dello sport, sia per trattare gli infortuni, sia come aiuto nel recupero in seguito all’esercizio fisico. A riguardo, Kwiecien e McHugh (2021) evidenziano come la crioterapia sia indicata in fase di allenamento fisico quando è necessario un rapido recupero tra un esercizio ed un altro. Per quel che riguarda il trattamento di infortuni, gli autori riferiscono che l’applicazione di abbondante crioterapia nelle prime ore dopo l’evento traumatico permetta di limitare la proliferazione di tessuto danneggiato secondario. In una review di Meeusen e Lievens (1986) si legge come la crioterapia permetta di ottenere effetti positivi riguardanti la diminuzione del dolore e dei tempi di ricovero in diversi infortuni. Viene inoltre riportato come le performance motorie siano influenzate dalla temperatura, sottolineando come “critica” la temperatura pari a 18°C, sotto e sopra la quale le performance muscolari diminuiscono. Ancora, viene segnalato come un’altra temperatura “critica” sia quella dei 15°C, valore sotto il quale infiammazione ed edema sembrerebbero aumentare; viene pertanto suggerito di prendere precauzioni nell’applicare basse temperature per lunghi periodi di tempo, in quanto si potrebbero verificare effetti collaterali.

Autora: Giada Lascala
Experto Universitario en Método Propioceptivo Elástico (PROEL)
para el tratamiento de los trastornos de la voz

Tutor: Alfonso Borragán
9/2022
Idioma: Italiano

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